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venerdì 22 febbraio 2013

Funerale.

In un piccolo paese,
Un funerale,
È forse la più grande attrazione,
La più grande distrazione che ci possa essere.
In un piccolo paese,
Da dove i giovani tentano di fuggire,
La morte è forse l'unica cosa che scuote un po' le cose.
E allora la chiesa si riempie
Di quelle donne anziane con la pelliccia,
E che un po' piangono per circostanza, un po' perché conoscevano davvero il defunto.
E poi ci sono le madri,
Che tengono per mano i figli,
I quali non piangono, perché la morte è a loro sconosciuta, ma che fissano la madre,
Perché mai prima l'avevano vista piangere,
E a quel punto piangono anche loro,
Un po' per il dispiacere verso la donna,
Un po' perché sembra la cosa giusta da fare.
E ci sono gli uomini.
I quali non lasciano scivolare fuori le lacrime,
Impegnati a consolare le mogli,
Perché è quel che ci si aspetta da loro.

E poi c'è l'ateo,
L'eretico,
O quello d'un'altra religione,
Che entra in chiesa sulla punta dei piedi,
Come se non sapesse bene come comportarsi,
E non si siede.
Si limita a restare lì, in un angolo, in piedi,
Come se non fosse stato invitato,
Ma si fosse imbucato alla macabra festa in maschera della signora con la falce.

In un piccolo paese,
Un funerale,
È forse la più grande fonte d'ispirazione per un poeta.
Quante altre occasioni ci sono,
In fondo,
Di veder una così grande pantomima fra cui sono infiltrati anche sentimenti veri?

Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi.

La gente mi paragona al Piccolo Principe.
A volte hanno ragione.
Ma io quasi mi ritrovo più nella sua volpe.
'Sua', perché una volta che hai addomesticato qualcuno lui è tuo e tu sei suo.

Anch'io ho bisogno di un pianeta con le galline e senza cacciatori, ma non lo trovo.
Anch'io ho bisogno di essere addomesticata.
Ci vorrebbe qualcuno con cui vedermi tutti i giorni, alla stessa ora, in modo da agitarsi poco prima per la felicità.
Ci vorrebbe qualcuno per cui piangere quando se ne andrà.
Ci vorrebbe qualcuno che mi facesse guadagnare il mio colore del grano.

Sarebbe bello, essere addomesticati, anche se dopo dovessi restare sola.

giovedì 14 febbraio 2013

C'est la vie, c'est la mort.

A volte neanche ci accorgiamo di quanto vicina sia la morte, finché non ti sfiora con le dita.
È più come un brivido, non è una presenza, è assenza, assenza che quasi ti soffoca, assenza che annulla i sensi.

Io non voglio piangere i vecchi, gli anziani, io voglio piangere coloro che muoiono giovani, voglio piangere coloro che ancora potevano vivere, e ridere, respirare.

E a volte non ci accorgiamo di quanto sia piena la vita finché non tocchiamo la morte con mano.
Allora senti il sangue che ti scorre dentro come un oceano, il cuore che batte, ti rendi conto di tutto quello che puoi vedere, di tutto quello che senti, ti rendi conto di che meraviglia sia il tuo corpo, ne prendi coscienza, ne avverti ogni singolo centimetro, ogni scheggia d'osso, ogni muscolo, ogni lembo di pelle.

E sei tanto vivo che quasi fa male.
Perché vivere, vivere è come droga, una volta che hai iniziato non smetti facilmente.

Ma quando si entra nel circolo degli stupefacenti ben si sa che finirà in due modi: o con l'overdose, o con la riabilitazione.

Io forse voglio morire d'overdose.

Io voglio immergermi nella morte attraverso la vita.

Finite sì, ma con i fuochi d'artificio.


martedì 12 febbraio 2013

Don't cry.

Promisi solennemente che non avrei più lasciato cadere una lacrima alla morte del mio cane.
L'adoravo, quel cane.
Ci seguiva ovunque, e io affondavo le dita nel suo pelo, lo accarezzavo finchè non mi restava l'impressione di quei ciuffi biancastri sulla pelle, come un ricordo.

Io non c'ero, quando morì, ero in una gita scolastica.
Quella sera piansi, i miei amici mi dicevano che non dovevo farlo, che era vecchio, che sarebbe successo. Ma gli dispiaceva. Lo conoscevano in tanti.

'Non devi piangere.'
'Non ti avevo mai visto piangere.'
'Non farlo. Sei più forte di così.'

La notte conficcai le unghie nel palmo della mano e promisi che non l'avrei più fatto.


È difficile, mantenere certe promesse.
Ma io lo faccio.
Stringo i denti, deglutisco per mandare via il groppo in gola, e ricaccio le lacrime indietro.
Mantengo sempre le promesse, io.
Come fossero un patto di sangue.

Mi rifiuto di piangere.
Io alla vita ci rido in faccia.



Anche se a volte è una risata amara.

lunedì 11 febbraio 2013

Is this freedom or just an illusion?

Pensavo a cos'è la libertà.
Qui in giro te la spacciano come una cosa facile da raggiungere, alla portata di tutti.
Io non so se è davvero così.
A volte penso che la libertà sia solo per persone forti.
Insomma, non è cosa facile da controllare, avere del tutto la propria vita fra le mani, senza nessuno che compie per te neanche una decisione.
Non siamo abituati.
La libertà è essere chi si è senza paura.
Ma non prendendo la faccenda come sfida, no. Semplicemente accettandosi.

Libertà è, io credo, avere il coraggio di dire: "Io vado via", e farlo davvero.

Libertà è non sapere cosa vuoi dalla vita, ma semplicemente viverla, scartarla nel calore delle sere rinchiusi in un pub con una cappa di fumo sulla testa, usando le risate dalla parte più affilata, per lacerare la carta senza errori.

Libertà è avere la forza di urlare che non devi niente a nessuno, che non sei bloccato da quei vincoli che hai solo perché sei nato, che non è vero, e non lo è affatto, che hai dei doveri perché così ti dicono tutti, che non devi sposarti, avere dei figli, amare una persona del sesso opposto, solo perché questo è ciò che tutti pensano sia giusto.



Libertà è vivere.
Peccato lo facciano in pochi.


mercoledì 16 gennaio 2013

God save the queen

Dio salvi la regina, i jeans strappati, e le scarpe di tela.
Dio salvi il rock 'n' roll e una chitarra elettrica appoggiata nell'angolo di una stanza, le risate e una bottiglia di birra divisa in cinque.
Dio salvi le notti svegli a parlare e quelle svegli a fare qualcos'altro, in cui la bocca si usa in maniera diversa.
Dio salvi i guanti di pelle nera e le gomme da masticare.
Dio salvi un vecchio quaderno stropicciato pieno di scritte, le macchie d'inchiostro sulle dita, e un disco graffiato.
Dio salvi le sigarette senza filtro e una manciata di spiccioli in tasca.
Dio salvi le unghie mangiate e le luci al neon, una stanza vuota e una bottiglia di vodka.
Dio salvi il caffè amaro, Dio salvi l'umanità, Dio salvi i sognatori.

sabato 5 gennaio 2013

It's better to feel pain, than nothing at all

Amica mia,
lo so, lo so, so che stai male, so che non ti posso dire "ti capisco", perché non è vero, e noi sappiamo benissimo che io odio le bugie.
Ma ti prego, ti prego, non piangere, ti prego.
Asciuga quelle lacrime, amica mia, guardami negli occhi, so che puoi farlo, so che ci riesci.
Sei stanca di lottare, vorresti lasciarti andare, lo so, lo so.
Io so tutto, anche se non sembra.
Capisco che stai male dietro i tuoi sorrisi, capisco i pianti dietro le risate, li vedo, perché io che non sono mai triste so distinguere la felicità vera da una maschera.
Ma ascoltami, ascoltami, è meglio provare dolore che non sentire assolutamente niente, quindi alza la testa, amica mia, tienila ben alta, fai vedere il tuo sguardo, gridalo, il tuo dolore, non tenerlo dentro.
queste sono parole scritte di getto in una lettera che probabilmente non vedrai mai, ma sappi, amica mia, che se ti fossi vicina mi fermerei sotto casa tua, urlando il tuo nome finchè non ti stancheresti e lasceresti camera tua per scendere giù, anche solo per intimarmi di stare zitta.
E sai che ti abbraccerei stretta, lo sai.
Ti vorrei portare via, perché so che dove sei stai male, ti vorrei portare alla fiera, in un vortice di colori e dolci finchè non torneresti a ridere davvero.

Ma non posso, non posso, e fa male anche a me.
Però tieni la testa alta, amica mia, non arrenderti anche se sei stanca, ti prego.